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Stamattina quasi all’alba mi sono svegliato a causa di un incubo. In realtà era l’incubo di un incubo. Mi spiego meglio. Sognavo di avere un incubo in cui io, che nel sogno ero molto giovane, mi agitavo perché credevo di avere già quaranta anni. Mi sono svegliato di colpo, non era neanche l’alba e mi sono sentito prima rassicurato, per fortuna non ho quaranta anni ho pensato, continuando quasi a sognare, poi più lucido ho realizzato che io di anni ne ho più di sessanta. Mi sono fatto il caffè, lo bevo amaro, ma stamane mi è sembrato amarissimo. Avevo addosso una sensazione strana, una sorta di estraniamento come se guardassi me stesso dal di fuori. Mi sono acceso una sigaretta e sono andato in bagno, ho fatto pipì e mi sono guardato allo specchio. Si, sono io, sono proprio io, ho pensato. Ma dove sono volati via i miei anni, che fine hanno fatto i miei sogni? Ho preso un’altra tazzina di caffè era meno amara. Che luoghi comuni, in quale banalità sono finito mi sono chiesto. Ho preso la bicicletta e sono sceso in strada, è presto, fa ancora buio ma avevo voglia di fare un giro, di distrarmi, di pensare a qualcosa di allegro.