

Sono andata al mercato con i miei soliti dieci euro. Con questa cifra devo fare la spesa per me e mia madre che per fortuna è pensionata e riceve ogni mese una miseria con cui comunque riusciamo a campare tutte e due. Io non posso lavorare perché non posso lasciare sola la mia mamma. Dalla pensione devo sottrarre i soldi per l'affitto, quelli per le spese di luce, acqua e gas, le spese per le medicine che diventano anno dopo anno sempre maggiori. Poi metto da parte qualcosa per gli imprevisti e le spese straordinarie. In questo modo per mangiare a me ed a mia mamma rimangono venti euro la settimana. Ne spendo dieci alla volta andando a fare la spesa due volte, in genere il lunedì ed il venerdì. Dieci euro non sono niente, volano via subito soprattutto se devo comprare il caffè e l'olio d'oliva. Mangiamo quasi sempre pasta, riso, qualche verdura, patate, raramente carne, mai il pesce. Qui al mercato sono tutti dei ladri, aumentano sempre i prezzi senza motivo.


Ho invitato Maurizio a cena stasera. Ho deciso di preparargli un pollo con i peperoni, una delle mie ricette preferite, quella che a detta di tutti mi riesce meglio. Ho tagliato a pezzi il pollo, l'ho messo in una casseruola con cipolle e peperoni, poi, dopo aver condito il tutto con sale, olio e peperoncino l'ho messo dentro il forno. Ho iniziato a sistemare la casa, a fare pulizia, a mettere un po di ordine nel caos che regna sempre incontrastato nel mio soggiorno ed in camera da letto. Ho deciso di mettere in ordine la mia libreria. Sono una lettrice appassionata e nel corso degli anni ho finito per collezionare centinaia di libri. Ho provato a sistemarli secondo un criterio, a rimetterli in piedi ed a levare tutti gli oggetti e le cose dimenticate che incasinano gli scaffali. Mi sono fatta prendere la mano da questa sistemazione e non mi sono resa conto del tempo che passava. Poi ho sentito puzza di bruciato. Mi si è bruciato il pollo, un disastro, tutto carbonizzato. Credo proprio che stasera con Maurizio ceneremo nel ristorantino sotto casa mia.


Oggi pomeriggio quando con il mio staff abbiamo brindato alla fine di un'importante e complicata commessa per una grossa azienda, la direzione ci ha informato dell'arrivo di un nuovo incarico che si preannuncia più complicato ed impegnativo di quello che abbiamo appena ultimato. Lavoro per un'azienda leader nel settore delle comunicazioni, un impiego in apparenza fico e creativo, in realtà una lunga sequela di stress e scadenze che si rincorrono senza fine. Sono pagato bene, non ho di che lamentarmi, ma sono anni che non riesco a prendermi due settimane di fila di vacanza. Anche nei week end, quando teoricamente non lavoro, i pensieri e le preoccupazioni mi angosciano. Sono troppo responsabile e la mia azienda se ne approfitta caricandomi di impegni. Attorno a me pochi amici, nessuna donna, tutti mi stimano, alcuni mi invidiano, ma nessuno sa che il mio lavoro è un inferno.


Annalisa e Marialaura mi hanno preso di mira. Eravamo un terzetto inscindibile ed ora non rispondono neanche alle mie telefonate. Non so di preciso cosa sia successo, ma probabilmente Annalisa non ha sopportato che facessi amicizia con Cinzia, l'ex del suo nuovo fidanzato. Cinzia a me piace tanto. Mi piace parlare con lei, sembra l'unica che mi capisca. Poi Annalisa e Marialaura sono due spara sentenze. Sono sempre pronte a giudicare tutti e tutte, a parlare dei chili di troppo, dei vestiti orribili, dei tic, dei difetti degli altri. Anche io fino ad una settimana fa facevo come loro, volevo fare parte di questo gruppetto invidiato ed esclusivo. Adesso le immagino tutte e due a dire il peggio di me, 'ste stronze sempre a parlar male di tutti. Le odio, ma ad essere sincera mi mancano sia le loro frecciatine maligne che la loro cattiveria.


Mia cugina Flavia è veramente bella ha i capelli lunghi, ricci e biondi e due occhi azzurri con un taglio quasi orientale che le conferiscono un fascino particolare. Ha le labbra carnose ed i denti bianchi, anzi bianchissimi e perfetti. Mia cugina è anche alta, arriva quasi al metro ed ottanta ed ha un fisico asciutto e ben bilanciato. Non le mancano neanche le curve a mia cugina. Ha un paio di tette belle grandi, direi una terza abbondante ed un culo generoso di una sfericità veramente aggraziata. Flavia oltre ad essere bella è anche seducente, parla tre lingue e si sta laureando in Architettura. Le piace viaggiare, è stata dovunque in Europa, poi in Cina e diverse volte a New York, una città che adora, mi ha raccontato. Mia cugina capta gli sguardi vogliosi di tutti gli uomini che incrocia ed anche oggi che è venuta alla mia festa di laurea tutti gli occhi degli uomini presenti seguono i suoi movimenti. Che palle questa Flavia, la festeggiata sono io, Marta. L'unico regalo che doveva farmi mia cugina era non venire alla mia festa.


Questa sera ho ricevuto a casa mia le mie sorelle, con i loro mariti e la pletora dei loro figli. Ho tre sorelle più giovani, ma io la più grande non mi sono mai sposata. Abbiamo pranzato insieme ed approfittando della bella giornata ho apparecchiato in terrazza. Mi fa piacere stare con le mie sorelle, i miei cognati ed i miei nipoti che sono ancora tutti piccoli e simpaticissimi. La mia bella casa è grande ed accogliente, forse anche troppo per una persona sola, ma l'ho comprata io con il mio lavoro ed i miei sacrifici. In terrazza Carletto, il più piccolo di mia sorella Letizia mi ha distrutto un vaso di terracotta, mentre Sara, la piccolina di Serena ha distrutto in salotto un soprammobile di porcellana a cui ero molto affezionata. E' bello vedere questa grande casa piena di bambini e persone, piena di vita, ma finalmente sono andati tutti via.


Oggi mi sono iscritto a Medicina. Quando mi sono presentato ai test di ingresso a questa Facoltà universitaria tutti mi guardavano con sufficienza, quasi deridendomi. Qualcuno sorridendo stupidamente ha detto «adesso a medicina ci si iscrivono pure i vù comprà». Io come sempre non ci ho fatto caso. Vivo da venti anni in un paese che si crede evoluto, ma in realtà è un paese razzista, dove noi neri andiamo bene se raccogliamo i pomodori nelle campagne o se siamo impegnati in lavori umili e mal pagati. Invece se saliamo qualche gradino della piramide sociale, allora diventiamo narcotrafficanti, ruba lavoro agli italiani, promossi non per merito ma per evitare le accuse di razzismo. A me non ha mai regalato niente nessuno ed anche superare il test di ingresso a medicina mi è costato un anno di studio e di fatica. Mi dispiace per i miei compaesani ma fra qualche anno avranno un medico nero.


Una volta avevo una gattina bianca, bianca come il pane. Poi alcune camicie bianche come la mollica di alcuni panini che faceva il panificio sotto casa dei miei. Anche la neve sulle montagne intorno alla mia città ricordava il bianco del pane. Adesso però non ha più senso dire bianco come il pane. Nel panificio dove vado a comprare il pane trovo pani e panini di tutte le forme, pane integrale, ai cinque cereali, di semola scura, coperto di semi di zucca, con le noci, con farina di castagne, di carrube, di mais. C'è il pane nero, il pane scuro, il pane color legno, il pane giallo, il pane verde, il pane rosso impastato con i pomodori, poi in fondo alla classifica sopravvive ancora il mio pane bianco, il mio preferito. Le mie figlie lo disprezzano, preferiscono il pane integrale, con i semi oppure ai cinque cereali, mentre io quando spezzo il pane amo perdermi in quel bianco profondo e lontano come i miei ricordi.


Sono in questa città da pochi anni, ma ho già imparato a parlare in italiano. Non lo parlo bene, è una lingua abbastanza complicata, con suoni che per me sono strani e che mi devo sforzare di imitare. La città dove vivo è grande ed abbastanza vivace, piena di gente che cammina a zonzo senza avere nulla di preciso da fare. I miei genitori mi hanno iscritto in una scuola media vicino casa ed i miei compagni di classe, dopo un primo periodo di diffidenza, adesso sono diventati in buona parte amici miei. Ieri Carlo, il mio compagno di banco, ha portato in classe delle nespole. Non le mangiavo da diversi anni. Erano il mio frutto preferito, così ho scoperto che anche qui mangiano le nespole, proprio come da noi. Domani chiederò a mia madre di comprarne almeno un chilo, ho voglia di fare una scorpacciata di nespole.


Giovanna non la sopporto più. Non vorrei essere scurrile ma mi ha veramente rotto i coglioni. Da quando sto con Paolo, ha continui attacchi di gelosia. Siamo amiche da una vita, siamo state compagne di scuola sin dalla prima elementare, ma non può trattarmi quasi come se fossi la sua ragazza. Fossimo due lesbiche potrei capire il suo risentimento, il suo sentirsi tradita, ma invece ad entrambe piacciono i ragazzi. Poi quando lei stava con Michele io non ho fatto nessuna tragedia. Ieri Giovanna ha toccato il fondo. Mi ha fatto una scenata in strada per dieci euro che mi ha prestato la settimana scorsa ed a niente sono valse le mie scuse ed il fatto che non avessi con me quei soldi da restituirle. Siamo amiche, le voglio un gran bene, ma adesso Giovanna non la sopporto più.


Mi sono comprato un orologio nuovo, ho speso uno sproposito ma questo orologio da polso è veramente bellissimo. Ha un quadrante totalmente nero che si illumina solo se giro il polso. Non è un orologio digitale ma ha un quadrante classico con segnate le ore con i numeri romani e con due lancette arancione scuro che segnano il passare del tempo. Sono settimane che lo porto con me al lavoro. Mi rimbocco le maniche della camicia per metterlo in evidenza ma nessuno qui in ufficio lo ha notato o mi ha chiesto che ore sono. Eppure il mio orologio spacca. Almeno Francesca, la collega con cui ho più confidenza avrebbe dovuto notarlo, invece niente. Il mio orologio è pure subacqueo, anche se dubito che se mai andrò a mare mi butterò in acqua con questa meraviglia al polso, avrei troppa paura di perderlo o di rovinarlo. Nessuno mi ha fatto i complimenti per il mio orologio nuovo, ma io ne sono felice lo stesso.


Ma perché oggi sono tutti così nervosi. Perché le persone che incontro in strada hanno questa espressione cupa e tirata e mi guardano in cagnesco. Eppure è domenica, il canonico giorno dedicato al riposo, per cui tutti quanti dovrebbero essere tranquilli e rilassati invece che collerici e nevrotici. Forse è qualcosa che c'è nell'aria, la stagione che sta finendo, l'autunno che cede il passo all'inverno. Anche quella signora elegante e compita sembra incazzatissima, lo rivela la sua andatura nervosa, il suo incedere a scatti. Girato l'angolo, ancora pochi passi e raggiungerò il bar Stella, li fanno dei dolci deliziosi. Vale la pena fare questa lunga passeggiata la domenica mattina per godersi poi un dolce del bar Stella. Non so mai quale scegliere, anche se poi optò quasi sempre per un cartoccio con la crema di ricotta. Ecco il bar Stella, ma è chiuso. C'è un cartello con su scritto «cambio gestione». Ma no! Ma vaffanculo. Ma stronzi. Ma perché?


Ho voglia di una buona birra. Potrei andarla a comprare già fredda al piccolo market dei pachistani proprio a due passi da casa mia. La birra è uguale a quella che vendono nei locali più frequentati, ma costa meno della metà. Certo non c'è il giro di amici, amiche e conoscenti, ma potrei prendere anche quattro birre senza spendere un sacco di soldi. Volendo qui vicino c'è il locale che ha aperto un mio amico e li certamente se prendo due o tre birre mi potrebbero fare uno sconto significativo. Oppure potrei andare nel locale di moda un po più distante da casa dove c'è un giro di belle fiche impressionante. Li sconti niente, ma magari incrocio qualcuna che conosco e così insieme alla birra riesco pure a rimorchiare. Oppure potrei ordinare una pizza per la cena insieme a due birre grandi e restare a casa a guardare un bel film. Non so decidermi. Ho aperto la bottiglia di vino bianco che avevo in frigo e messo l'acqua sul fuoco per farmi un piatto di pasta. Ho acceso anche la televisione. Anche questa volta niente birra.


A molti piace il blu, ad alcuni il rosso, ad altri per lo più ragazzine piace il rosa, mentre il mio colore preferito è il verde. Perché tra tanti colori mi piaccia proprio il verde non so dirlo, ma adoro il verde brillante dei prati in primavera, il verde cupo dei boschi in montagna, il verde delle foglie degli alberi. Dalla parola verde deriva la parola verdura ed io adoro tutte quante le verdure, principalmente per il loro colore verde. Poi mi piacciono i lime che sono verdi, così come sono verdi i limoni chiamati verdelli, anche se quest'ultimi mi piacciono meno. Adesso tutti parlano di economia verde, di svolta green, ma io di verde in giro ne vedo sempre meno. Oggi ho incontrato una ragazza con un maglione verde bandiera, l'ho seguita e poi con una scusa banale ho attaccato bottone. Anche a lei, ho scoperto, piace molto il verde.


Oggi sono andato a fare la benzina con il mio motorino. Avevo bisogno di fare il pieno perché volevo andare a trovare mio cugino Silvano che abita in un paesino abbastanza distante da casa mia. Credevo di essere quasi a secco invece sono bastati nove euro di benzina per fare il pieno. Il benzinaio da cui sono andato è un tipo burbero, sembra sempre incazzato ed in questi anni non mi ha mai rivolto la parola. Comunque gli ho dato venti euro e lui come resto invece di undici mi ha dato indietro quarantuno euro, pensando che invece che venti gli avessi dato una banconota da cinquanta. Mi ha dato trenta euro in più di resto. Oggi insieme a Silvano ci andremo a mangiare una bella pizza e brinderemo insieme alla salute del benzinaio burbero, ma involontariamente generoso. Tra una settimana torno da lui a fare il pieno di benzina, magari si sbaglia di nuovo.


Sono anni che non tornavo giù nel mio paese. Sono emigrato che ancora ero poco più di un ragazzino, salutando i nonni ed andando via insieme a mio padre e mia madre. Quando ancora i miei genitori erano vivi scendevamo giù nel nostro paese ogni estate. Passavamo un mese insieme ai parenti rimasti li ed incontrando amici ed amiche ormai lontani. Quando sono morti i nonni mio padre e mia madre una volta in pensione hanno deciso di tornare giù. La casa di mio nonno era grande ed aveva anche un piccolo appezzamento di terreno che mio padre e mia madre in anni di duro lavoro hanno trasformato in un giardino ricco di alberi e di frutti. Così quasi ogni estate con mia moglie ed i miei figli passavamo le vacanze giù in paese dai miei genitori. Adesso loro non ci sono più, ma mio figlio, il maggiore ha deciso di trasferirsi nella loro casa, ha fatto l'emigrato al contrario ed ora possiede un'azienda agricola. Io ora che sono vedovo, lo vengo a trovare spesso, peccato che in paese nessuno sa più fare il gelato al limone.


Sono entrato nell'Arma dei Carabinieri subito dopo il servizio militare quando avevo appena compiuto diciannove anni. Tutti i miei amici mi prendevano in giro, facevano gli operai oppure studiavano e quando eravamo tutti giovani volevano fare la rivoluzione. Mi dicevano che se mi avessero incontrato in piazza durante le manifestazioni mi avrebbero preso a pietrate, poi però la domenica la passavamo insieme a bere birra ed a parlare delle ragazze. Ho cominciato come carabiniere, poi come carabiniere scelto ed infine sono diventato un appuntato. I miei amici mi prendevano in giro per la fiamma su berretto della mia divisa. Mi dicevano che quella fiamma me l'avrebbero accesa loro con le bottiglie molotov. Quando sono diventato appuntato facevano tantissime battute, chiedevano qualcosa poi continuavano dicendomi “ma te lo sei appuntato” e scoppiavano tutti a ridere come dei cretini. Ma poi perché appuntato, l'Arma dei Carabinieri non poteva scegliere un nome meno ridicolo?


È inutile che continuate ad insultarmi solo dietro le spalle. Che continuate a chiamarmi il nipote di Bruce Lee, tanto il più figo qui a scuola sono io. Forse non ve ne siete accorti ma sono già tante le ragazze che mi hanno lasciato il loro numero di telefono e chiesto di studiare insieme nel pomeriggio. Da quando ho comprato la nuova moto sono anche in tante che mi hanno chiesto di fare un giro insieme. È una Vespa degli anni ottanta, una moto vintage che alcuni cretini hanno chiamato rottame e che invece mi è costata una piccola fortuna. Ho speso più in riparazioni che per comprarla ma vuoi mettere la soddisfazione di girare per la città con questa meraviglia. Peccato per l'obbligo di portare il casco, mi si rovina sempre la pettinatura, ma fatevene una ragione, a scuola sono io il più figo.


La mia moto è senza dubbio la più veloce del quartiere. Quando l'accendo e la faccio rombare il rumore del mio motore si sente a centinaia di metri di distanza. E' una moto potente, bianca e rossa e quando sfreccio per le strade del mio quartiere sento le occhiate di invidia dei miei coetanei. Oggi ho portato Gabriella a fare un giro, ma forse ho esagerato andando troppo veloce. Gabriella si è messa ad urlare e si è spaventata, poi mi ha giurato che non salirà mai più in moto con me. Peccato, mi piaceva molto. Se non sarà Gabriella certamente qualche ragazza prima o poi mi chiederà di fare un giro sulla mia bellissima moto. Oggi, correndo davanti al bar gelateria, mi sono goduto le occhiate di invidia e di ammirazione di tutti quei ragazzi seduti ai tavolini. Poi l'ho sentito arrivare da lontano, il rombo di una moto più potente della mia. E' sfrecciata davanti ai miei occhi e sono riuscito appena a vederla per quanto andava veloce. Ai tavolini del bar ho sentito molti che ridevano, forse di me e della mia moto.


Non ricordo come si chiamava il mio maestro delle Elementari, ricordo solo che era un sadico, gli piaceva farci paura e torturarci con le sue punizioni fisiche e psicologiche. Andare a scuola non mi piaceva affatto, ero costretto ad una disciplina asfissiante, a ripetere a pappagallo numeri, date e nomi di città. I miei compagni erano più terrorizzati di me. Ma perché oggi mi ritrovo a ricordare queste cose così lontane nel tempo. Non so darmi nessuna risposta, si tratta di meccanismi strani, di libere associazioni mi ha spiegato mia figlia Claudia a cui invece piace tanto studiare. Si sta laureando in psicologia, forse ha avuto insegnanti migliori di me.


È inutile che Braccetto ed il Pompa si atteggino. Si gonfiano solo a chiacchiere ed aria compressa. Credono di gestire il grande traffico della nostra zona, ma sono solo in grado di vendere il fumo puzzone ai ragazzini. Stecchette da dieci euro ed il rischio di essere beccati in flagranza di reato e di finire dritti dritti al gabbio. Un tempo ero come loro, mi credevo anche io il Pablo Escobar di questi quattro palazzoni ed invece ero un cazzone destinato ad una brutta fine. Fortunatamente sulla mia strada ho incontrato Marione. Lui non vende il fumo in piazza, ha il suo giro di clienti che lo avvisano attraverso i messaggi sul telefonino. Marione ha sempre il miglior fumo e la migliore erba della città, arrivano direttamente da Amsterdam e dal Marocco, mentre l'erba la coltivano alcuni patiti di serre, incroci e sperimentazioni botaniche. Marione mi ha insegnato tutto. Io per ora l'aiuto nelle consegne, ma spero presto di avere un giro tutto mio.


Sono due giorni che lavoro in questo call center. Tutti quanti sono appena sufficientemente gentili ma mi sento appiccicata addosso la puzza della matricola, dell'ultimo arrivato. Ancora nessuno mi ha chiesto il mio nome, nessuno mi ha invitato a prendere insieme un caffè. A pausa pranzo tutti scappano via verso un bar che fa anche da mangiare, mentre io mi fermo in un giardinetto vicino e mangio un sandwich oppure un panino. Li preparo io stesso la mattina e devo dire che almeno in questo sono veramente bravo. Oggi si sono avvicinate due mie colleghe. Sono entrambe molto belle, una scura ed una chiara, tutte e due vestite con semplicità ma eleganti. Mi hanno chiesto cosa stessi mangiando. Ho spiegato loro che quello che stavo assaporando era un panino con avocado, frittatina alle erbette, pomodoro e rucola. La bionda mi ha chiesto se la sera cucino la frittatona di cipolle ed insieme alla sua amica sono andate via ridendo come due cretine. Ma chi si credono di essere queste qua, sono solo invidiose dei miei buonissimi panini.


I miei colleghi al lavoro in maggioranza si svegliano molto presto la mattina, poi almeno tre o quattro volte la settimana escono che fa ancora buio e vanno a correre, o si fanno un bel percorso in bici. Poi rientrano a casa, si fanno una doccia ed arrivano freschi e pettinati qui in ufficio. Il mio ufficio sembra un covo di salutisti, si parla sempre di linea, di diete, di alimenti dalle proprietà magiche e curative. Quasi tutti fanno almeno uno sport, io non ci riesco. Ho provato ad alzarmi presto e ad uscire per fare almeno mezz'ora di corsa lenta e leggera, ma sono tornato a casa distrutto ed al lavoro mi sono sentito uno zombie. Ho provato con la camminata veloce la sera, ma mi vergognavo ad incrociare le persone che mi osservavano come fossi un coglione. Forse dovrei comprare una cyclette, oppure fregarmene di tutto quanto e sperare che questa moda salutista prima o poi finisca.


Quelli che dalle città di mare vengono qui da noi in montagna durante l'estate proprio non li capisco. Hanno quella meravigliosa distesa azzurra d'acqua a disposizione e decidono invece di spaccarsi le gambe lungo i sentieri che si arrampicano sulle nostre cime. Per carità, anche io amo le mie montagne. L'aria è fine e pulita, ci sono i boschi, tantissimi animali selvatici, poi i funghi buonissimi e la neve. E' bella la montagna, ma il mare lo preferisco. Mi piace sentire caldo, spogliarmi dei vestiti e rimanere in costume. Mi piace immergermi in quell'acqua temperata, niente a che vedere con il gelo dei nostri fiumi e dei nostri laghetti montani. Mi piace anche rimanere distesa a prendere il sole, abbronzarmi fino a sentire la mia pelle bruciare. Sono anni che non vado al mare. La mia famiglia qui in montagna ha bisogno del mio aiuto per gestire la locanda e la trattoria che possiede già da due generazioni. Quando andrò all'Università sceglierò una sede in una città in riva al mare, qui nel paesino mi chiamano da sempre Valeria la marinara.


Ieri sera con Paola siamo andati a cena da Carlo e sua moglie Irene. Mia moglie Paola lavora nello studio di Carlo e spera tanto in una promozione, in un avanzamento di carriera ed in un sostanzioso aumento di stipendio. Abbiamo bevuto un bicchiere di prosecco, poi ci siamo accomodati a tavola ed Irene ci ha servito una bella porzione di pollo con i peperoni. Io non tollero i peperoni se li mangio vomito le budella, ma Paola mi ha fulminato con lo sguardo dicendomi con gli occhi o li mangi o ti uccido. Così ho mangiato il mio pollo con i peperoni incensando Irene per la bontà della sua pietanza. Devi darmi la ricetta, le ho detto. Sono stato tutta la sera con il culo stretto, preoccupato di stare male. Fortunatamente, nonostante le mie preoccupazioni, tutto è filato liscio. Anche a casa mia ero preoccupato, ma infine sono andato a dormire sereno. Stanotte ho fatto un sogno bellissimo forse proprio grazie ai peperoni.


Giocare con le figurine dei calciatori mi è sempre piaciuto tantissimo, ma ormai non ho più l'età per continuare a collezionarle. Mi dispiace tantissimo non poter andare a comprare i pacchetti di figurine dal giornalaio, aprirli nella speranza di trovare gli scudetti, quelle belle figurine argentate o dorate che risplendono. Io ero bravissimo a giocare con le figurine, facevamo pari e dispari poi chi era di turno doveva provare a farle capovolgere battendo la mano a terra. Ero un campione quando ero piccolo e non sbagliavo un colpo. Ogni anno riuscivo a completare l'album di figurine, ma più di ogni cosa mi interessava fare gli scambi e giocare con altri ragazzi. Giravo con un mazzo di figurine dei calciatori infilato nelle tasche dei miei pantaloni, mentre adesso tutto quanto è finito. Beato mio cugino che ha solo otto anni, lui potrebbe divertirsi tanto con le figurine, ma sembra che non gli importi. Preferisce giocare con la play station.


Ho comprato il cofanetto delle otto stagioni del Trono di Spade. L'ho comprato su Amazon e non ho speso neanche tanto. Ho preso l'edizione più costosa, quella limited edition in formato blue ray. Ci sono tantissimi contenuti speciali che non vedo l'ora di gustarmi stando disteso sul mio divano preferito. Nell'email che conferma il mio acquisto c'è scritto che la mia confezione arriverà a casa mia oggi, così ho deciso di prendermi un giorno libero e di aspettare il suo arrivo. Ho bevuto tanti caffè, ho guardato distrattamente un film in TV, ma ancora del mio pacco Amazon nessuna notizia. Arriva a casa mia oggi, di questo ne sono sicuro, l'ho letto sulla mail. Adesso sono già le sette di sera e della mia confezione non c'è nessuna traccia. Ho guardato nuovamente la mail di Amazon, la mia confezione arriverà giorno sette, mentre oggi è il sei, maledizione ho fatto confusione, mi sono sbagliato.


Oggi in ufficio c'è veramente una cattiva aria. Non vorrei dirlo ma c'è puzza di cacca. Mi auguro che nessuno tra i miei colleghi se la sia fatta addosso, anche se la cosa non mi sorprenderebbe più di tanto. Forse si è trattato di uno scorreggione fetido mollato da qualcuno ed in questo caso i probabili colpevoli sono Francesco e Benedetto che hanno le postazioni vicine alla mia. Per stazza direi che a mollare la scoreggia sia stato Benedetto, anche se Francesco pur essendo magro mangia come un maiale. La mia postazione purtroppo è vicina all'ingresso dei bagni e mi pare che stamattina ad usarli sia stata solo Valeria. Lei è la persona più elegante dell'ufficio. Sempre in tiro, truccata bene, i capelli e le mani curate, di un'eleganza informale ma attenta, ma non mi sorprenderebbe che ad impestare l'aria oggi sia stata proprio lei. Sta puzza di cacca non ne vuole sapere di andare via, non si respira. Maledizione la colpa è mia, ho pestato una merda di cane che è rimasta attaccata alle mie scarpe, che vergogna, che vergogna.


Ancora un mese e mezzo di lavoro poi finalmente potrò tornare al mio paese a riabbracciare i miei nonni. Sono più di due anni che non andiamo a trovarli e mi mancano tantissimo. Quest'ultimo anno mi sono trovato impelagato in un cantiere edile che ho dovuto quasi dirigere in vece di mio padre. Lui è sempre impegnato in nuovi progetti e non porta mai a termine una cosa. Così di volta in volta delega uno dei suoi figli ad occuparsi delle sue imprese. La costruzione di questa villetta in un bosco sopra la città dove viviamo devo dire che mi ha appassionato. Adesso, dopo aver posato le fondamenta, alzato i muri perimetrali ed aver costruito i tetti, rimangono gli impianti elettrico ed idrico e tutte le rifiniture. Fortunatamente a lavorare siamo in tanti così ho calcolato che tra un mese e mezzo avrò finito. Papà mi ha promesso un viaggio fino a casa dei nonni ed anche se questa villetta mi piace tanto non vedo l'ora di partire e di riabbracciarli.


Oggi si sposa mio cugino. E' più giovane di me di due anni e già convola a nozze. Mi immagino la raffica di domande e di commenti che mi dovrò sorbire. “E tu Mario quando ti sposi”? “Mario che fai ci nascondi la tua fidanzata”? “Guarda tuo cugino, è più giovane di te ed ha già spiccato il volo”. Le domande più insidiose le faranno le donne, quell'esercito di zie, di cugine e di nonne che non si accontenteranno di qualche battuta salace. Le donne di questa grande famiglia sono anni che mi tengono sotto osservazione, che mi studiano. L'anno in cui la nonna ha compiuto ottanta anni, al ricevimento fatto in suo onore, mi sono presentato in compagnia di una bella ragazza. Si trattava di una mia amica Cinzia che ho presentato a tutti quanti come la mia fidanzata. Ho ricevuto quel giorno tantissimi complimenti, pacche sulle spalle, occhiate di intesa. Solo le sorelle di mio padre mi guardavano con sospetto e non mi hanno detto nulla. Loro tre lo sanno da sempre che sono omosessuale, da quando da piccolo gli rubavo le gonne e felice le indossavo.


Oggi ho accompagnato mio nonno in campagna, voleva essere aiutato a raccogliere le pere da alcuni alberi grandi ed alti che ne sono stracarichi. L'ho aiutato a portare le cassette, poi sono salito su una scala ed ho raccolto le pere dai rami più alti. Ogni tanto mio nonno ripeteva: «al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere». Comunque ho lavorato tantissimo, anche perché mio nonno è molto anziano e non volevo che si stancasse. Le pere sono buone, dolci e mature e ne abbiamo riempito dieci cassette che il nonno vuole regalare come ogni anno a familiari e ad amici. Quando è arrivata l'ora di pranzo con il nonno siamo andati a sederci all'ombra di una grande quercia, poi lui ha tirato fuori una bottiglia di vino ed un pezzo di formaggio. Ma è veramente buono il formaggio con le pere? Ho chiesto al nonno. Tié mi ha detto porgendomi un pezzo di cacio. Si, il formaggio con le pere è buonissimo.


La signora da cui lavoro occupandomi delle pulizie della casa si lamenta sempre. Dice che non sono attenta e che mi dimentico di fare quello che lei mi chiede. Vuole che alla fine del mio lavoro butti l'immondizia nei contenitori giù in strada, ma io spesso dimentico di farlo. Adesso quando arrivo lei esce per andare a lavorare e mi ha chiesto di occuparmi del suo nuovo cagnolino, a cui occorre dare da mangiare, dare alcuni medicinali e portare in strada aspettando che cachi o pisci o faccia entrambe le cose. Oggi la signora si è incazzata. Mi ha detto che ho dimenticato di dare le gocce del medicinale al suo cane. Io credevo di dover dare solo le pasticche da mischiare al cibo, ma nessuno mi spiega bene le cose. Si è vero spesso sono distratta, ma questa volta nessuno mi aveva detto di dare le gocce al cane. Già mi basta raccogliere la merda di questo odioso cucciolotto che, nonostante la sua piccola taglia, produce montagne di cacca.


Oggi ho visto per strada un merlo, faceva su e giù da un albero ad un marciapiedi. Era nero con il suo becco tra il giallo e l'arancione e sembrava indaffarato a fare qualcosa. Il merlo saltellava sulle sue zampette guardingo e forse, almeno così mi mi è sembrato, beccava del cibo. E' stato un incontro strano, non avevo mai visto un merlo in città. Poi che nome strano merlo. Si chiamano merli i parapetti sulle torri dei castelli, poi merletti vengono chiamati i ricami, mentre Merlino è un mago famoso della saga di re Artù. Merlo è anche una parola di offesa, suona come tordo, il nome di un altro uccello usato come sinonimo di fesso, di stupido. Gli uomini si dice che abbiano tra le gambe un uccello, ma io non ne ho mai visto uno volare.


Oggi ho voglia di cucinare un pollo al curry. Voglio comprare due cosce ed un petto intero, poi li farò a piccoli pezzi con il mio coltello affilato. Comprerò anche le cipolle e l'aglio. Li pulirò, li taglierò a pezzetti e li farò soffriggere in una casseruola con dell'olio. Quando il fuoco avrà reso bionde le cipolle aggiungerò i pezzetti di pollo per farli rosolare per bene. Dovrò anche preparare un brodo vegetale in cui diluire una bella manciata di curry piccante, quello che preferisco. Poi aggiungerò il brodo al pollo e di volta in volta, via via che il fuoco lo avrà fatto evaporare ne aggiungerò alcune cucchiaiate per evitare che la mia pietanza si bruci. Stavo dimenticando le patate. Ne comprerò almeno un chilo, poi dopo averle pelate le taglierò a cubetti né troppo piccoli né grandi e le metterò a cuocere insieme a tutto il resto. Solo un pizzico di sale per condire tutto ed un'ora di cottura. Prima però devo andare a fare la spesa dal macellaio e dal fruttivendolo e poi arrivare fino al negozio dei pachistani dove vendono il curry, infine lavare piatti e pentole. Ci sono almeno tre ore di lavoro, forse è meglio ordinare una pizza e restare sdraiata sul divano.


Oggi a pranzo a casa mia c'erano i miei figli, le mie figlie e quasi tutti i miei nipoti. È stata una giornata piacevole ed abbiamo mangiato veramente bene, grazie alle prelibatezze che aveva preparato mia moglie. Poi dopo pranzo mi sono seduto su una poltrona ed ho cominciato a raccontare vecchie storie a figli e nipoti. I miei figli si sono dileguati quasi subito, tutti con il loro telefonino tra le mani ad inviare foto o messaggi non si sa a chi. Invece i miei nipoti ascoltavano i miei racconti prima con interesse, poi con un certo distacco ed infine con totale distrazione. Eppure i miei sono racconti interessanti, di viaggi per mare attraverso gli oceani, di bufere e mostri marini, ma ormai a nessuno interessano le mie storie. I miei nipotini piuttosto che ascoltarmi preferiscono guardare i video sui telefonini di cui sono già provvisti i loro cugini più grandi. Peccato, non racconterò mai a nessuno di aver trovato una volta un tesoro in un'isola sperduta nel mezzo del mare.


Ho preparato in questi mesi l'esame di filologia romanza per il corso di laurea in lettere classiche a cui mi sono iscritta quest'anno. Ho frequentato tutte le lezioni, studiato tanto e letto chili e chili di libri e manuali. Il mio aspetto nell'ambiente di lettere classiche non mi aiuta. Sembra quasi che la mia avvenenza sia una colpa, come se essere bella sia necessariamente sinonimo di stupidità e scarsa intelligenza. Mi guardano con affettata superiorità le mie colleghe, con sguardi vogliosi ma compassionevoli i miei colleghi maschi, che sembrano chiedersi cosa ci faccia una strafica come me nel loro corso di laurea. Tutti questi luoghi comuni mi hanno stancato. Oggi mi sento come svuotata, per fortuna che mi sorregge il mio fisico da modella. Si mi piaccio. Mi piace il mio corpo, il mio seno abbondante, le mie gambe dritte il mio culo sodo senza un millimetro di cellulite. Sono bella ed adoro la letteratura greca e latina, fatevene una ragione.


Oggi ho comprato un nuovo paio di occhiali, sono vintage, ma li ho acquistati in realtà trenta anni fa, in un negozio di cui ero cliente quando ero giovane. Ho dovuto procurarmi centomila delle vecchie lire perché adesso si usa l'euro ma trenta anni fa questa valuta ancora non esisteva. Sono proprio belli i miei nuovi occhiali, ancora fiammanti nella loro confezione e già vecchi di trenta anni. Domani al lavoro me li invidieranno tutti quanti. Mi chiamo Mario, vinco tanti soldi con le scommesse sportive perché conosco in anticipo tutti i risultati. Ho aperto una piccola agenzia immobiliare per combattere la noia. Mi piace lavorare ed ho quattro dipendenti, due uomini e due donne. Ovviamente so quando una zona della mia città acquisterà valore e così tutti i miei investimenti risultano azzeccati. Quando qualcuno mi confida di aver fatto un ottimo affare mi basta tornare indietro nel passato per soffiarglielo. Non ve l'ho ancora detto, ma la mia auto in realtà è una macchina del tempo.


Cheng quando esce da scuola corre al magazzino di suo padre. Adora aprire i grandi pacchi di cartone provenienti dalla Cina e dal Vietnam e sistemare per bene il loro contenuto sugli scaffali. Ammira il modo ordinato ed efficiente in cui tutta la merce è stata stipata dentro quegli catoloni. Pensa ad un lavoro preciso, ordinato e meticoloso. Qui a Roma invece nessuno ha voglia di lavorare. Tutti passano troppo tempo a chiaccherare, oppure seduti su una panchina o ai tavolini di un bar quando in primavera il sole rende calde ed allegre le giornate. I genitori dei suoi compagni di scuola sono tutti pieni di guai, di debiti e di preoccupazioni, ma sembrano allegri lo stesso. Questo Cheng proprio non riesce a spiegarlo. Forse sono veramente pazzi questi romani.


Stamattina quasi all'alba mi sono svegliato a causa di un incubo. In realtà era l'incubo di un incubo. Mi spiego meglio. Sognavo di avere un incubo in cui io, che nel sogno ero molto giovane, mi agitavo perché credevo di avere già quaranta anni. Mi sono svegliato di colpo, non era neanche l'alba e mi sono sentito prima rassicurato, per fortuna non ho quaranta anni ho pensato, continuando quasi a sognare, poi più lucido ho realizzato che io di anni ne ho più di sessanta. Mi sono fatto il caffè, lo bevo amaro, ma stamane mi è sembrato amarissimo. Avevo addosso una sensazione strana, una sorta di estraniamento come se guardassi me stesso dal di fuori. Mi sono acceso una sigaretta e sono andato in bagno, ho fatto pipì e mi sono guardato allo specchio. Si, sono io, sono proprio io, ho pensato. Ma dove sono volati via i miei anni, che fine hanno fatto i miei sogni? Ho preso un'altra tazzina di caffè era meno amara. Che luoghi comuni, in quale banalità sono finito mi sono chiesto. Ho preso la bicicletta e sono sceso in strada, è presto, fa ancora buio ma avevo voglia di fare un giro, di distrarmi, di pensare a qualcosa di allegro.


Oggi sono andato a trovare alcuni amici che si sono trasferiti in campagna. Si tratta di due coppie che hanno acquistato due casette con relativi appezzamenti di terra una vicina all'altra. Anna e Saverio abitano in una di queste case, mentre Marcello e Sebastian in un'altra. Queste case si trovano ad appena venticinque minuti dalla nostra città, ma sono immerse nel verde, ai piedi di una zona collinare fresca e ricca di boschi. Anna lavora da casa, come Sebastian, mentre Saverio e Marcello ogni mattina si recano in ufficio in macchina. Si trovano tutti quanti molto bene insieme e si occupano dell'orto, degli alberi e di tenere pulita la loro terra. Spesso la domenica mi invitano a pranzo e siccome sanno che mi piace il profumo della carne arrostita alla brace, di solito preparano un bel barbecue. Spero di potermi trasferire anche io in campagna al più presto e di poter sentire ogni giorno il profumo della carne cotta alla brace.


Per fortuna ho comprato casa quando ero abbastanza giovane. Ho finito di pagare il mutuo pochi anni fa, quando mia moglie era ancora viva. Adesso con la pensione riesco a pagare le bollette, tutte le seccature che puntualmente arrivano e mi svuotano il portafogli ed a fare la spesa. Per i vestiti fortunatamente ho due armadi stipati di roba, anche se mutande e calzini ogni tanto mi tocca comprarli. Stessa cosa per le scarpe, che la Luigia, mia moglie, mi diceva sempre di comprarle buone e resistenti, perché le scarpe, mi spiegava sono veramente importanti. Con i soldi che mi restano ogni giorno vado al bar a passare il tempo con gli amici. Giochiamo a carte e parliamo del più e del meno. A volte prendo un caffè, più spesso un bicchiere di vino, oppure una coca cola che a me stranamente piace tanto. Ho pochi soldi, ma per fortuna quattro amici ed un bar dove guardare scorrere il tempo. Cosa si può volere di più.


Stamattina mi sono svegliato presto con la voglia di non fare niente. C'è una bella giornata che si preannuncia calda e solare dopo giorni di freddo e pioggia. Mi sono vestito e sono uscito di casa. I miei piedi quasi scivolando lungo le strade mi hanno portato in centro sull'arteria principale della mia città. E' una strada elegante, pavimentata in pietra e chiusa al traffico, con bei palazzi antichi e chiese monumentali che vi si affacciano. Ci sono ancora gli spazzini che puliscono la via dalle cartacce e da altri rifiuti, in gran parte foglie secche. Mi sono avvicinato al primo è gli ho chiesto se spazzando le strade non abbia mai trovato qualcosa di prezioso, mi ha guardato strano poi ha boffonchiato delle parole incomprensibili, non aveva voglia di parlare. Il secondo è stato più loquace, mi ha raccontato che prima che arrivasse l'euro si trovavano più soldi per terra. Una volta ha trovato un anello d'oro con diamanti ed un'altra in un sacchettino di plastica quasi un milione. Adesso se sono fortunato trovo solo cinque euro. “Ciao, grazie”, gli ho detto e sono andato via.


Questi balordi che pascolano nel bar sotto casa mia si danno delle grandi arie. A sentirli parlare e ad osservarli sembra che abbiano appena svaligiato il caveau della Banca d'Italia, invece più probabilmente avranno scippato una vecchietta che andata a ritirare la pensione o avranno rubato il monopattino elettrico a qualche ragazzino. Si sentono dei grandi criminali, ma si vede da lontano che si tratta solamente di mezze tacche. Oggi nel bar sotto casa mia è arrivata la polizia. Alcuni agenti hanno strattonato alcuni di questi balordi che subito si sono messi a piangere. Questi balordi valgono quanto il due di coppe quando la briscola è a mazze, non valgono niente. Quando avevo la loro età grosso modo facevo le stesse cazzate, ma almeno non mi atteggiavo, non fingevo di essere un boss e certamente se mi fermava la polizia non mi mettevo a frignare.


Non leggo libri di autori francesi, non li reggo, anzi li detesto. Non ho mai sopportato quel senso di superiorità che si attribuiscono da soli i francesi, si sentono dieci cazzi e mezzo, il popolo eletto, il centro dell'universo. Alcuni autori francesi li ho letti quando ero più giovane e devo dire che Camus, Sartre e Simone de Beauvoir mi piacevano parecchio. Ho letto «Lo Straniero», poi «La Nausea» e «Memorie di Adriano», tre libri di cui conservo piacevoli ricordi. Poi sono stato a Parigi per lavoro. Mi sono fermato li per più di un mese ed ho cominciato ad odiare i francesi. I camerieri mi ignoravano sempre, le persone mi guardavano in maniera giudicante ed anche le persone con cui dovevo collaborare mi trattavano con sufficienza. Pensavo che in me ci fosse qualcosa che non andava, poi invece ho capito che sono i francesi ad essere malati gravemente. Tornando a casa ho deciso di non leggere mai più nulla fosse stato scritto da un francese, ma forse è stata un'idea stupida.


Ieri Guido mi ha lasciata, dopo due anni di fidanzamento e convivenza che tra alti e bassi erano comunque trascorsi abbastanza bene. Mi ha detto che non mi ama più, ha preso le sue cose, i suoi vestiti, i suoi libri ed i suoi dischi ed è andato via, lasciandomi sola. Mi ha salutato gesticolando con la mano, mi è sembrato quasi che mi dicesse vaffanculo. Al lavoro oggi il mio capo, Valerio, mi ha cazziato. Mi ha detto che se continuo ad essere così distratta ed improduttiva posso prendere le mie cose ed andarmene. Andarmene affanculo ha pensato, ed anche se non me lo ha detto glielo si leggeva chiaramente in faccia. Non mi sono mai sentita così fragile, lasciata dal mio amore e costretta a fare un lavoro che non mi piace. Mi sento abbandonata e disprezzata, devo reagire. Da domani cambio tutto. Oggi il fruttivendolo mi ha ignorata, ed una signora elegante ha saltato la fila. Li ho mandati tutte e due affanculo.


Oggi ho un esame all'Università, un esame di Storia Romana. Tra tre giorni farò gli esami di teoria per prendere finalmente la patente, poi mi toccherà fare anche gli esami di guida. Tra quindici giorni dovrò sostenere l'esame di Letteratura Italiana I e poi dovrò superare una selezione per accedere al Servizio Civile presso un'Associazione che si occupa di salvaguardia ambientale. Dovrò fare a breve anche un test per determinare il mio livello di conoscenza della lingua inglese presso un istituto privato. Ieri sera sono uscita con Guido, un ragazzo che ho conosciuto in Facoltà. Siamo andati al cinema, poi a mangiare una pizza ed infine in un localino molto grazioso a bere. Guido mi ha fatto tantissime domande, ha voluto sapere che musica ascolto, che libri leggo, se so giocare a scacchi. Per tutto il tempo che siamo stati insieme mi sono sentita esaminata, non credo che uscirò nuovamente con lui. E' proprio vero che gli esami non finiscono mai.


Io adoro la mattina fare colazione con una bella tazza di latte caldo. Lo riscaldo in un pentolino d'acciaio e poi lo verso nella mia tazza preferita. Ci immergo dentro i biscotti, quelli ai cereali, oppure dei biscotti che fa un panificio qui in zona che mi ricordano quelli che mangiavo quando ero piccolo. A Natale dentro il latte ci inzuppo il panettone, oppure il pandoro che a me piace tantissimo. Ho provato ad inzuppare le fette biscottate con la marmellata, ma ho scoperto che non mi soddisfano, stessa cosa per i cereali, non incontrano il mio gusto. A me il latte piace caldo, credo che a nessuno piaccia freddo. Ieri ad una festa ho conosciuto Claudia. Ci siamo piaciuti subito, il classico colpo di fulmine ed ha passato la notte a casa mia. Al mattino abbiamo fatto colazione insieme. Mi ha chiesto se avessi un cartone del latte messo in frigo, perché a lei, mi ha spiegato, il latte piace freddo.


Ci ho messo quasi un anno a convincere i miei genitori, ma domani finalmente mi comprano uno skate. Sono ansiosi e sono terrorizzati di quello che mi può succedere, ma finalmente hanno ceduto. Da domani anche io potrò finalmente skateare come tutti i miei amici e le mie amiche. Andremo in un giardino vicino al tribunale, dove c'è un bellissimo skate park con due rampe abbastanza alte, oppure andrò in piazza a far vedere ai vari gruppetti di skeater cosa so fare. Sono anni che uso segretamente gli skate dei miei amici senza poterne possedere uno mio. Sono considerato uno dei più talentuosi nel mio gruppo e da domani finalmente avrò uno skate tutto mio. Stanotte sicuramente lo sognerò, avrà un sotto tavola dipinto di nero, con teschi bianchi come quelli delle bandiere dei pirati, e sarà mio, solo mio.


Ogni mattina mi guardo allo specchio e mi sorprendo, anzi mi atterrisco osservando la faccia che mi ritrovo. Sono stato un uomo bellissimo fino a pochi anni fa, poi la mia faccia ha deciso di abbandonarmi. Nell'arco di pochi mesi le guance sono cadute giù, poi le rughe hanno cominciato ad ispessirsi ed a moltiplicarsi. Sembrava quasi che fossi stato colpito da una malattia rara, perché la mia faccia è cambiata in peggio repentinamente. Il medico che ho consultato, dopo vari esami a cui mi ha sottoposto, ha decretato che non ho nessuna malattia rara, ma che sono vittima di una patologia che prima o poi colpisce tutti, la vecchiaia. Faceva lo spiritoso e lo splendido, forse anche perché con me c'era mia figlia che ha poco più di quaranta anni ed è una donna veramente bella ed affascinante. Ormai evito di guardarmi allo specchio, perché non mi riconosco più nella faccia che mi ritrovo.


La strada è il mio mondo, cazzo! In strada si incontra gente interessante, persone che hanno storie vere da raccontare, vicende di vite vissute ai margini, ai bordi delle esistenze ufficiali. Vivo fuori per strada, lontano dal grigiore squallido dei vostri appartamenti, distante da quelle persone che passano il proprio tempo tra lavoro, mutui da pagare, bollette che scadono, assicurazioni da saldare. Non ce la faccio ad essere come voi, non mi interessa e non mi piace il vostro stile di vita. Ho tanti amici qui in strada, ci diamo una mano, ci passiamo le dritte, le occasioni per trovare del cibo migliore, per fare una doccia, per scovare un rifugio riscaldato in inverno. A volte mi manca la mia vita piccolo borghese, così la definisce Claudio, il mio migliore amico. Potrei tornare al mio paesino, un piccolo borgo pulito su in montagna, sugli appennini. Ma non posso, mi vergogno. Cosa potrei raccontare ai miei genitori ed ai miei amici di questi anni passati via lontano, posso solo parlargli dei miei fallimenti, preferisco rimanere per strada.


Domani entro in fabbrica. Dopo tanti lavori precari e retribuiti male finalmente un'occupazione stabile, con ferie, tredicesima, contributi pagati e stipendio tutti i ventisette di ogni mese. La mia fabbrica produce macchine e sistemi di automazione per varie catene produttive di altre aziende nel mondo. Siamo leader mondiali in questo settore per cui, nonostante le varie crisi economiche ricorrenti, la mia azienda riesce sempre a cavarsela. Ho brindato con mio papà e mia mamma, operai anch'essi ormai in pensione. Poi sono uscita con gli amici e le amiche a godermi quest'ultimo giorno di libertà. Domani alle sette devo essere in fabbrica, prima dal capo del personale ed alle otto devo timbrare per la prima volta il cartellino. Rientrando a casa ho incrociato Silvio, lui lavora già da alcuni anni nella stessa fabbrica dove lavorerò io. «Sei contenta»? Mi ha chiesto, «Si», ho risposto». «Non sai che inferno ti aspetta», ha detto andando via moggio sulle sue gambe.


Mi chiamo Virgilio, come il grande poeta latino autore delle Bucoliche, delle Georgiche e dell'Eneide. Non chiedetemi altro perché di questo autore non ho mai letto nulla e no so cosa dirvi. Mio padre fa il meccanico in un'autofficina e lo stesso mestiere faccio io. Non so perché insieme a mia mamma hanno deciso di chiamarmi Virgilio. Nessuno tra nonni e parenti più grandi ha il mio stesso nome e nessuno in famiglia ha studiato, certamente nessuno letteratura latina. Alla scuola media ho scoperto l'esistenza di questo famoso poeta latino studiando L'Inferno di Dante, infatti è Virgilio che accompagna il poeta fiorentino giù nei vari gironi infernali. Prima di quella scoperta il mio nome non mi piaceva, poi invece ha cominciato a piacermi. Perché mio papà e mia mamma mi abbiano chiamato Virgilio, questo resta un mistero.


Oggi fa veramente troppo caldo. E' estate piena e le temperature hanno raggiunto i quaranta gradi. Stasera incontrerò Bernardo con il suo amico Luca. Ci siamo dati appuntamento in un localino nuovo che hanno aperto qui in centro storico. Ormai qui in città ogni mese apre almeno un nuovo locale, forse grazie anche al fatto che in giro ci sono veramente tanti turisti. Stasera voglio fare bella figura. Ci tengo soprattutto con Luca che non conosco bene. Ho steso sul letto tre camicie, ma non c'è partita, so già che opterò per la camicia hawaiana a fiori rossi, gialli e neri, la mia preferita, quella che addosso mi sta veramente bene. Ho fatto la doccia tre volte oggi, mi sono profumato, ho indossato dei pantaloni leggeri, ma fa troppo caldo per indossare una camicia. Uscirei nudo da casa. Infine ho scelto una canottiera bianca, fa un po portuale, un po Querelle De Brest, ma è comunque comoda ed informale, l'unica cosa che posso riuscire ad indossare con questo caldo.


Oggi al solito locale dove incontro tutti i miei amici è spuntato Domenico, il mio ex. Era in compagnia di una ragazza bionda, abbastanza avvenente e sembravano entrambi in grande confidenza. Ho lasciato Domenico poco più di un mese fa. Mi ero stancata del nostro rapporto che sembrava non approdare mai a nulla. Eravamo stati insieme quattro anni ma ormai la nostra relazione era logora e senza futuro. Domenico ha sofferto molto di questa mia decisione, anche se a vederlo adesso sembra essersi ripreso. Lo trovo in ottima forma ed anche questa biondina non è niente male. Ogni tanto noto che Domenico mi guarda di sfuggita. Forse la sua è solo una messa in scena ed è ancora innamorato di me Ancora a stringersi e sbaciucchiarsi, ma a chi vogliono darla a bere quei due. Se volessi mi basterebbe schioccare le dita per far tornare Domenico da me.


Mi hanno rubato la bicicletta, l'avevo lasciata incatenata per meno di un'ora sotto casa mia ed adesso non c'è più. Sarà la ventesima bicicletta che mi rubano, qui nel mio quartiere questo è il nostro sport preferito. La mia bici l'avevo rubata in centro città. Era una bella bici rossa e blu, comoda ed efficiente ed ormai mi ci ero affezionato. Qualche stronzetto della zona deve averne valutato bene il valore ed ha deciso di portarsela via. Adesso mi tocca andare in giro a cercare una bicicletta da rubare. Io sono corretto e certamente questa bici non la ruberò qui, nel mio quartiere. Io il mio quartiere lo rispetto, così come rispetto i suoi abitanti. Forse chi mi ha rubato la bicicletta veniva da fuori. Quei tre ragazzini in fondo alla strada, quei tre mocciosi di nemmeno dieci anni hanno una bicicletta come la mia, anzi è proprio la mia. Adesso la vado a recuperare e do una lezione a questi tre micro delinquenti. Rubare va bene, ma fuori dal quartiere.


In questo locale sono tutti veramente scostanti. Nessuno che saluta, nessuna cortesia. Con la mia amica Paola abbiamo scelto da sole il tavolo in cui sederci e poi aspettato per diversi minuti che un cameriere ci degnasse della sua attenzione. Ha preso le nostre ordinazioni con una faccia ed un'espressione che non nascondevano il suo fastidio. Questo locale è veramente gestito male. Peccato, è un luogo molto carino e vicino casa mia, ma il personale lascia veramente a desiderare. Forse abbiamo beccato con Paola la giornata sbagliata, forse oggi tra chi lavora in questo posto ci sono stati alterchi e scazzi pesanti. In ogni caso mancano assolutamente di professionalità. Anni fa quando facevo la cameriera il mio capo, se non sorridevo ai clienti si arrabbiava e si arrabbiava parecchio. In questo posto con Paola non ci torneremo più. I cocktail comunque sono buoni ed anche gli stuzzichini che servono come aperitivo non sono male, forse gli darò una seconda chance.


Mi sono sposato dieci anni fa con una mia collega del corso di laurea in Scienze Ambientali e Forestali che frequentavamo insieme all'Università. Ci eravamo laureati entrambi da poco più di un anno e facevamo tutte e due un dottorato di ricerca anche se in due facoltà universitarie diverse. Eravamo precari, con quattro soldi e tante illusioni, ma la vita scorreva via bellissima tra gite, viaggi, escursioni, passeggiate nei boschi, lungo i laghi e sulle montagne. Poi sono cominciate le riunioni familiari, sono arrivati i figli, gli zii, i cugini, i cugini di secondo e terzo grado, i nonni, i parenti emigrati in Germania e quelli che erano emigrati in Argentina. Ogni settimana c'era una cena, un pranzo, un pranzo ed una cena, poi le feste comandate, il Natale, la Pasqua, e l'infinita serie di compleanni ed anniversari che ci tocca festeggiare. Ormai le gite nei boschi sono un lontano ricordo, in questa casa si pensa solo a mangiare.


Questa moto apparteneva a mio nonno. L'aveva comprata prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, poi non l'aveva più usata e l'aveva abbandonata dentro un magazzino accanto alla sua casa in campagna. Quando è morto mio nonno la mia famiglia ha ereditato i suoi beni, compresa la casa di campagna ed il magazzino. Quando con la mia famiglia abbiamo deciso di ristrutturare quelle costruzioni abbiamo le abbiamo prima svuotate delle migliaia di cose che contenevano. Mio nonno era quasi un accumulatore seriale, ma tra le sue cose inutili abbiamo trovato tanti oggetti vintage particolari, alcuni libri e stampe preziose e poi la moto d'epoca. Quel giorno ho deciso che quella moto l'avrei restaurata. Adesso dopo quasi vent'anni ho finito. Ho trovato tutti i pezzi di ricambio, l'ho fatta riverniciare ed ho fatto rifare tutte le cromature e domani la provo su strada. Ma adesso che ho finito di restaurare la moto di mio nonno mi chiedo come impegnerò il mio tempo libero.


Anche oggi come ogni mattina sono uscito da casa molto presto. Accompagno Fido, il cane di mia moglie a fare i suoi bisogni giù in strada, poi magari continuiamo a passeggiare prima di rientrare. Mia moglie è morta già da due anni ed a me tocca occuparmi di Fido un cane che mi sta antipatico a cominciare dal suo nome così banale. Dopo la morte di mia moglie ho provato a cambiargli nome, ma non c'è stato nulla da fare. Si girava solamente quando sentiva il suo vecchio nome Fido. Ieri c'è stato un vero e proprio nubifragio, l'acqua è caduta giù forte e ci sono state pure folate violentissime di vento. Per strada ci sono cumuli di foglie secche, cartacce e veramente tanti ombrelli rotti. Passeggiando con Fido ho cominciato a contarli senza nessun motivo, così, tanto per far passare il tempo. Ne ho contati più di quaranta, piccoli e grandi, di tutti i colori, abbandonati per terra o infilati dentro i cestini dei rifiuti. Ieri qui in città c'è stata una strage, la strage degli ombrelli.


Ho finito i soldi proprio ieri ed ancora mancano dieci giorni prima che mi arrivi il nuovo accredito del reddito di cittadinanza. Prendo pochi soldi al mese, ma per fortuna sto a casa di mia nonna e lei con la sua pensione pensa a pagare i conti e le bollette. Io cerco di arrotondare come posso, qualche lavoretto, ogni tanto dei vecchi libri oppure oggetti vintage venduti a Porta Portese. Dovrei smettere di fumare, non tanto per la salute, ma perché ormai questo vizio costa troppo. Stamattina presto sono sceso in strada per andare come al solito al bar di Franco a prendere un caffè. Tornando ho visto passare una Ferrari testa rossa. Ho girato l'angolo e poi sorpresa, la Ferrari era posteggiata sotto casa mia. Ma che ci fa una Ferrari in questa zona mi sono chiesto. Se la vedono i ragazzi tunisini che abitano nei palazzoni in fondo alla strada, la smontano un pezzo dopo l'altro. Poi dal mio palazzo è uscito un coatto carico d'oro, adesso ho capito di chi è questa Ferrari.


Anche quest'anno sarò promosso a pieni voti, me lo merito ho studiato tanto, anzi tantissimo. Non credevo il primo anno del liceo fosse così impegnativo e che le materie che ho dovuto studiare così complesse, ma alla fine ho raggiunto il mio obiettivo. E' da quando sono iscritto alla prima elementare che vengo promosso con il massimo dei voti, ma quella di quest'anno era la prova più difficile. Forse non arriverò al punteggio massimo in storia ma ci andrò vicino. Stessa cosa per geografia, letteratura italiana e latino ma se non sarà proprio il massimo dei voti, sarà quasi il massimo e sarò contento lo stesso. Certamente in matematica prenderò un buon voto, ma sarà più vicino alla sufficienza che al massimo dei voti. Comunque verrò promosso a pieni voti. Poi se non raggiungo proprio il massimo, ci vado vicino e questo mi basta.


Oggi al bar di Marione mi hanno servito il caffè per ultimo. Addirittura hanno fatto due cappuccini a degli sconosciuti appena arrivati ignorandomi del tutto. Tanto io sono quello che si lascia passare tutto addosso, che non si lamenta mai, che invece di arrabbiarsi sorride. Sono una persona mite, forse troppo. Sono sempre attento agli altri e lascio che alcuni approfittino della mia disponibilità. Sono generoso e passo per fesso. Sono altruista e passo per uno stupido. Anche oggi al bar il solito ubriacone mi ha scroccato cinque euro. «Te li ridò al più presto», ha detto, figurati. Adesso basta. Ho deciso di cambiare registro, tutti mi devono rispettare. Da oggi non ci saranno più attenzioni e gentilezze per nessuno. Da oggi smetterò pure di rivolgere il saluto a questa tribù di scrocconi che mi stringe d'assedio ogni giorno, non appena metto un piede dentro il bar di Marione. Ecco Valeria, poveretta è sempre sola e senza aiuto. Tutti mi devono rispettare, ma forse è meglio cominciare domani.


La maiala de tu 'ma! Si, la maiala de tu 'ma, te lo ripeto. Non l'hai ancora capito? La maiala de tu 'ma! Questo dovevo dire a quello stronzo che mi prende in giro ogni mattina, che mi guarda e sorride come un imbecille, o che fa battutine stupide sul mio aspetto, sull'uomo che mi ha lasciato, sul lavoro che ho perso. Ma la maiala de tu 'ma! Questo dovevo urlargli in faccia, invece di fare finta di nulla e tenere tutto dentro. Poi quando non reagisco, e non lo faccio quasi mai, mi innervosisco e comincio a mangiare tantissimo per sfogarmi. Devo riuscire a reagire, a non sopportare più battutine ed offese gratuite, questo devo fare. Che poi quello stronzo che ogni giorno al bar mi prende in giro è una persona orribile che non ha mai concluso un cazzo nella sua vita. Ma la maiala de tu 'ma! Questo prima che apra bocca devo dirgli domani mattina non appena lo vedo al bar. Tanto non fa mai nulla e sta sempre posteggiato li, quello stronzo.


Da un paio di anni ho come la sensazione che il tempo mi scorra addosso. Le mie giornate vanno via sempre uguali, ognuna come le altre. Sempre le stesse parole, sempre a discutere delle grandi novità del momento, i prezzi che salgono su, i politici tutti corrotti, tutto quanto che nel nostro paese va allo sfascio, alla deriva. Poi si finisce con la fine delle mezze stagioni, dei nostri magici tempi, dove tutto quanto sembrava andare meglio, sembrava avere un senso. Sono discorsi senza futuro, capaci solo di guardarsi alle spalle. Quando ho smesso di uscire la sera? Quando ho smesso di andare al cinema, di andare in libreria, quando ho smesso di andare a bere qualcosa con gli amici? Forse mi occorre navigare contro corrente, spingere la mia barca in un'altra direzione, fermare il tempo che mi scorre addosso e ricominciare a determinarlo. Domani mi sveglierò presto, poi andrò a comprare del pesce al mercato così invito Giovanna a cena e poi insieme andremo al cinema a vedere un bel film.


Oggi finalmente al mercato sono arrivate le ciliegie. Costano veramente tanto e si trova solo la qualità ciliegia ferrovia, perché credo che venga dal sud dove fa più caldo e maturano prima. Io preferisco i duroni di Vignola, sono le mie ciliegie preferite. Sono scure, quasi nere e sode e mi piace sentirne la consistenza quando affondo i miei denti nella loro polpa. Poi adoro il loro profumo ed il loro sapore. Per me l'estate comincia quando a tavola trovo i duroni di Vignola, da quel momento comincio a pensare al mare, alle spiagge dorate alla tavolozza blu ed azzurra di quella distesa d'acqua dove trascorrerò tante giornate della mia lunga estate. I miei genitori lavorano in città, ma da luglio a settembre io vado a stare dai nonni che vivono in un paesino del sud in riva al mare. Quando arrivano a casa mia i duroni di Vignola io comincio a preparare le valigie. Poi ad agosto papà e mamma mi raggiungono e passiamo insieme un mese felice e spensierato. Peccato che ad agosto non ci siano più le ciliegie.


Quest'anno sono finito in cassa integrazione almeno quattro volte. Prima la crisi per il covid, poi i casi di covid in fabbrica, poi la solita crisi dell'azienda, poi la guerra in Ucraina e gli aumenti del costo del gas. Ad ogni crisi la mia azienda mi manda in cassa integrazione così mi ritrovo a casa a non fare niente. Alcuni compagni di lavoro approfittano di queste pause per fare alcuni lavoretti in proprio, per passare più tempo con i figli, oppure per prendersi cura dei loro appezzamenti di terra. Io invece vivo da solo e non trovo nulla da fare, non so come far passare il tempo. Questa volta però mi sono organizzato. Non appena inizia la prossima cassa integrazione ho deciso di fare un viaggio lungo almeno due mesi. Prenderò la mia moto ed andrò in Spagna, da li mi sposterò in Marocco, poi l'Algeria ed infine la Tunisia do dove con un traghetto tornerò in Italia. Voglio avere una bella storia da raccontare quando rientrerò in fabbrica, oppure agli amici quando ci incontriamo al bar.


Che bello che è questo libro che sto leggendo, è una favola. Meglio è' un romanzo fiabesco una storia straordinaria che può piacere sia agli adulti che ai bambini. E' costruito benissimo, con una scrittura accurata ma semplice, usando parole ricercate ma di facile comprensione. La fantasia è l'ingrediente magico di questo capolavoro, mi piacerebbe conoscerne l'autrice, credo che me ne innamorerei subito. Non ho mai letto un libro così bello e così avvincente, via via che scorrono le pagine mi trovo trascinata in un mondo incantato, tra personaggi che mi sembra di vedere, che credo di poter toccare. Ormai sono arrivata ai capitoli finali e procedo lentamente, vorrei che questo libro non finisse mai. Invece giorno dopo giorno il numero delle pagine che mi rimangono da leggere diminuisce e per quanto il finale di questa meraviglia, immagino sia fantastico, mi sento triste perché so che arriverò alla fine. Non troverò mai più un libro così coinvolgente.


Tutti nel mio quartiere sono fissati con l'abbigliamento sportivo. Indossano tute sgargianti, magliette da basket e felpe con il cappuccio a volte nere, a volte coloratissime. Io invece questo abbigliamento sportivo lo detesto. Preferisco portare pantaloni e camicia, a volte jeans e spesso delle polo al posto delle camicie. Quando mi guardo allo specchio così elegante mi piaccio di più. Sono soddisfatto del mio aspetto e sinceramente mi distinguo da tutti gli altri. Piaccio anche alle ragazze del mio quartiere, ho notato che spesso mi lanciano delle lunghe occhiate interessate. Mio fratello invece ha sempre indosso la stessa tuta, la usa anche per dormire come fosse un pigiama. Non riesco a capire come può fare a ridursi così e di certo non sono le canne visto che io ne fumo decisamente più di lui. Anche i capelli li lascia crescere disordinatamente e non va dal barbiere da almeno tre mesi. Devo parlare con lui non voglio più vederlo così trasandato.


Oggi sono arrivato al lavoro già stanco. Ho dormito male stanotte a causa delle zanzare. Questi piccoli insetti orribili non mi hanno dato tregua con il loro sibilo minaccioso e le loro punture fastidiose. Purtroppo mi hanno costretto ad alzarmi dal letto tre volte in piena notte. La prima volta che mi sono alzato sono andato a bere un bicchiere d'acqua e mi sono rimesso a letto coprendomi con un lenzuolo, nonostante il caldo, per proteggermi dalle loro punture. La seconda volta mi sono alzato per il prurito alle dita dei piedi che questi maledetti insetti avevano raggiunto massacrandole. Mi sono alzato e sono andato in bagno, poi ho riprovato a prendere sonno ma è stato più difficile e complicato. La terza volta mi sono alzato in via definitiva, erano ancora le quattro di mattina, ma mi sono fatto un caffè, ho fumato una sigaretta e mi sono messo a guardare la televisione. Ancora un paio d'ore, poi ho finito di lavorare e la prima cosa che farò uscendo dalla fabbrica sarà andare a comprare il più potente anti zanzare in commercio.


Da quasi un mese lavoro in questo piccolo market vicino casa mia. E' un lavoro semplice ma noioso. Sto alla cassa, imposto la merce negli scaffali, riempio i frigoriferi via via che si vanno svuotando. Quando finisco il mio turno di lavoro metto l'incasso in una busta che deve coincidere con il totale degli scontrini che ho emesso. C'è una telecamera che controlla ogni mia mossa, così, se dovessi decidere di bere una cocacola oppure anche una bottiglietta d'acqua, anche io devo pagarla come un cliente qualsiasi. Questa cosa è inaccettabile. Ho cominciato a fare scontrini più bassi di quello che pagano i clienti. Se prendono due birre faccio lo scontrino solo di una ed a fine giornata intasco la differenza tra quello che ho incassato e quello che ho registrato. Il mio principale mi ha beccato ed i video delle telecamere mi inchiodano. Se non restituisco quei soldi domani mi denunciano ed io non so dove andarli a prendere.


Ho cominciato a lavorare ad otto anni nella bottega di fruttivendolo di mio padre. Da piccolo mi occupavo di portare la spesa a domicilio e quando era troppo pesante mi aiutavo con un piccolo carrello. Se dovevo portarla su a casa dei clienti in palazzi sprovvisti di ascensore facevo più viaggi per alleggerire il mio carico. Spesso mi regalavano qualche monetina che io facevo velocemente sparire per evitare che mio padre se ne impossessasse. Quando ho compiuto undici anni sostituivo mio padre in bottega dalle due alle cinque di pomeriggio permettendogli così di pranzare a casa e di farsi un riposino pomeridiano. Facevo un po di cresta sugli incassi pochi euro racimolati arrotondando i conti a mio vantaggio Quando ho compiuto quattordici anni ho cominciato a sostituire mio padre per intere giornate, quando lui si sentiva stanco o stava male. Poi appena maggiorenne ho preso la patente e l'ho accompagnato a comprare la merce al mercato ortofrutticolo fin quando non ero abbastanza esperto da poterci andare da solo. Adesso ho venti anni, tutti mi chiamano Franco il fruttivendolo e nella mia vita non sono mai stato giovane.


Ma perché sono tutti fissati con i miei capelli? Che fastidio danno, se invece di essere corti o medi sono lunghi? Io li preferisco così, ma mio padre vuole che mi tagli i capelli. Dice che quando mi vede gli viene la confusione, ma sotto sotto credo che nei miei capelli lunghi intraveda una mia possibile omosessualità. Sono ragionamenti vecchi che non mi interessano. I miei capelli piacciono a tutti i miei amici ed anche alle mie amiche e poi anche se fossi omosessuale non vedo cosa ci sarebbe di male. Sono stato sia con uomini che con donne e sinceramente non ho nessuna intenzione di definire la mia sessualità, ma in tutto questo i miei capelli non c'entrano nulla. Se li dovessi tagliare a spazzola non credo che dopo diverrei assolutamente eterosessuale, mentre se continuo a farli crescere non diventerò totalmente omosessuale. Io amo i miei capelli lunghi e non ho nessuna voglia di tagliarli. Domani spaccerò a mio padre una mia amica come mia fidanzata così gli passa questa fissazione.


Stamattina sono uscito da casa molto presto per andare a lavoro. L'autobus come al solito non passava così ho deciso di incamminarmi a piedi. Dopo poche centinaia di metri ho trovato una carriola quasi nuova abbandonata su un marciapiede. Mi sono guardato attorno per vedere se ci fosse qualcuno che l'avesse abbandonata, ma per strada non c'era nessuno. Ho preso la carriola e l'ho portata a casa mia. E' veramente quasi nuova, usata pochissime volte. Chissà perché è stata abbandonata. Non ho avuto molto tempo per pensarci perché dovevo correre per non arrivare tardi a lavoro. Oggi ho avuto tutto il tempo la testa tra le nuvole. Pensavo sempre a chi potesse aver abbandonato per strada la mia carriola. Non appena torno a casa la pulisco per bene, la lucido e poi domenica vado a venderla al mercatino dell'usato. Certo che è proprio vero che per strada, almeno in questa città, si trova di tutto.


Nella nostra casa non manca nulla. C'è l'aria condizionata, una bellissima terrazza, due saloni, una cucina abitabile, uno studio, camerini e diverse stanze da letto. Il nostro è un appartamento in città che da sui tetti di tegole e le cupole della zona più antica del nostro centro abitato. Mi piacciono tanto casa mia ed anche il mio palazzo e la sua ubicazione, ed ogni volta che scendo in strada osservo soddisfatto il prospetto antico ed in pietra del nostro antico caseggiato. Peccato che in casa nostra non ci sia il camino. Mi piacerebbe accendere il fuoco, mettere i ciocchi di legna ad ardere per riscaldare la casa. Mi piacerebbe sentire l'odore della legna che brucia, un profumo che mi ricorda la mia infanzia. Sarebbe bello avere un camino, osservare la legna che brucia. Il mio vicino del piano di sopra ne ha installato uno a casa sua, beato lui. Io vorrei tanto, ma per quest'anno non se ne parla, magari il prossimo installerò anche io un bel camino a casa mia.


Gigi il mio parrucchiere è un cazzone. Ha deciso che io ho il viso di un'annunciatrice della televisione famosa negli anni settanta e tenta sempre di acconciarmi i capelli così come li portava questa signorina buonasera di cinquanta anni fa. Oggi gli ho detto fai tu, sistema i miei capelli come vuoi. Avevo visto una ragazza un po più giovane di me uscire dal suo negozio con un taglio fantastico, che ne metteva in risalto la bellezza del viso. Io pensavo a questo taglio che avevo appena visto, mentre Gigi, perso nei ricordi della sua infanzia, voleva riprodurre un personaggio della televisione che gli ricordava il periodo di quand'era bambino. Adesso sembro una donna del passato, una nostalgica di tempi lontani ed ho un taglio di capelli inguardabile che mi mette a disagio. Gigi è proprio un cazzone, ma gli voglio bene. Aspetterò che i miei capelli ricrescano e poi tornerò da lui senza dargli nessuna libertà ma chiedendogli un taglio preciso.


È inutile che il Gigi ed il Ludovico blaterino, sono io il re del filotto. Sono io che li straccio ad ogni partita e se mai dovessi perderne una e sola una, sarà stato solo per il caso e la malasorte o perché magari sto male. Sono il re di questa sala biliardo, il re incontrastato di questo bar dove ho vinto tutto, ogni sfida, ogni competizione ed ogni campionato. La teca alle mie spalle parla da sola, è piena delle coppe, degli attestati e delle medaglie che testimoniano le mie vittorie sempre sotto le insegne del bar Pavese, la mia vera casa. Da quando i miei figli sono diventati grandi e mia moglie non c'è più è al bar Pavese che passo le mie intere giornate. Vengo qui a fare colazione, poi mangio un piatto di pasta con il proprietario e solo la sera rientro a casa per prepararmi la cena e guardare un po' di televisione. Ogni tanto mi assento, a volte per andare a comprare dei vestiti, per fare la spesa, per far riparare la mia auto o per ritirare la pensione, ma senza il bar Pavese non saprei cosa fare.


Oggi la mia famiglia va a trovare il nonno in paese. Io ho un impegno stamane per cui se ci riuscirò partirò in serata, oppure se sarò troppo stanco l'indomani in prima mattinata. Mia moglie è andata via con la sua macchina ed i miei due figli. Sono partiti alle sette ed io ho salutato tutti quanti con la promessa di sentirci per telefono non appena raggiungono il paesino del nonno. Dopo che i miei sono partiti ho ricevuto una telefonata, il mio impegno di lavoro è saltato ed ora se voglio ho una giornata tutta per me. Posso non dire nulla a mia moglie, farmi un bel bagno e poi guardare un film in santa pace a casa, distendendomi sul divano. Oppure posso uscire stasera e passare la serata con dei vecchi amici, magari andandoci a bere una birra insieme. Oppure potrei andare a pranzare in quella trattoria dove la mia famiglia non vuole andare mai e che invece a me piace tanto. Ma guardare un film di giorno mi annoia, i miei amici certamente non saranno disponibili e mangiare da solo in trattoria mi sembra una cosa triste. Mi faccio una doccia e poi parto pure io.


La scuola sta finendo, ancora pochi giorni di tortura e poi finalmente sarò totalmente libero. Gli ultimi giorni di scuola sono i peggiori. Fuori ci sono giornate solari e bellissime, da trascorrere in riva al mare piuttosto che a patire il caldo tra i banchi di questa scuola fatiscente, sporca, sudata e maleodorante. Già so che verrò bocciato, ho fatto troppe assenze e non ho studiato mai. A casa mia ci sarà una tragedia, minacce di sequestrarmi il motorino, di non darmi più la paghetta settimanale, poi ultimatum e coprifuoco. Farò finta di impegnarmi, fingerò di leggere e studiare, poi passata la tempesta tutto tornerà come prima, con mio padre e mia madre troppo impegnati dalle cose loro per fare caso a me. La mia estate sarà lunghissima e senza pensieri. Peccato che alla fine la scuola ricomincerà e con lei i miei tormenti.


Io in questo negozio non ci metterò più piede. Ogni volta che entro ho l'impressione che i prezzi siano aumentati rispetto alla volta precedente e poi la merce è veramente scadente. E' l'unico negozio che si trova nella mia strada, proprio accanto al portone del mio palazzo, per questa ragione e solo per questa a volte ci vado a fare la spesa. Ieri sera ho dovuto comprare una confezione di caffè, perché avevo dimenticato di acquistarlo in torrefazione. Ho trovato una marca di caffè scadente ne ho preso una confezione e l'ho pagata cara, troppo cara. Quattro euro e venti per duecentocinquanta grammi, un furto. Quando stavo per uscire da questo negozio di ladri mi sono ricordato che il prezzo indicato sullo scaffale era più basso. Sono rientrato ed ho fatto notare la cosa al proprietario, che sornione mi ha spiegato che il prezzo del caffè era aumentato e non aveva avuto il tempo di aggiornarlo. Bastardo. Sono dei ladri senza vergogna. In questo negozio non ci metterò più piede.


Sono arrivato in Italia più di quindici anni fa. Ho cominciato a lavorare nelle campagne di un paesino sperduto nel centro Italia, dove sono stato accolto prima con diffidenza e poi bene, diventando uno del posto. Ho imparato a parlare come i paesani, in italiano ho pensato ed in effetti li in quel paese mi capivano tutti. Poi c'è stata la crisi economica ed il lavoro nelle campagne ha cominciato a scarseggiare. Tra spese varie ed affitto non riuscivo a mettere più i soldi da parte, a mandare ogni mese una piccola cifra ai miei cari lontani, che contano molto sul mio aiuto. Così ho deciso di andare in una grande città. Li alcuni amici compaesani, mi hanno detto che è più facile trovare e fare diversi lavori. Adesso qui in questa città quando parlo non mi capisce nessuno, alcuni sorridono, altri mi chiedono di ripetere quello che ho detto. Pensavo di aver imparato l'italiano, invece parlo in un dialetto che, qui in città, è per tutti incomprensibile.


Mia mamma faceva dei tortellini che ancora me li ricordo, erano buonissimi, li mangiavamo in brodo la domenica a pranzo ed era una festa. Mia moglie viene dal sud, sinceramente ci ha provato a fare i tortellini, ma non è cosa sua, non è capace. Mia suocera che si da arie da grande cuoca poi non sa pronunciarne correttamente neanche il nome, mentre mia sorella che segue tutte le mode alimentari possibili adesso è diventata vegana e detesta i tortellini, dice che sono pieni di carne morta. Nella mia famiglia ormai nessuno sa fare i tortellini. Io ogni tanto ne compro mezzo chilo da una signora bolognese che li fa in casa uguali a quelli che faceva la mia mamma. Costano tanto, non per le materie prime che sono poca roba, ma per il lavoro che ci vuole a realizzarli. Massimo, un mio amico, mi ha parlato di un corso che fa un'associazione qui a Bologna. Mi dice che insegnano a fare i tortellini tradizionali e credo proprio che tutti e due ci iscriveremo.


Ma che giornata oggi. Sono andato a mare di mattina, prestissimo. Il mare era una tavola piatta, immobile ed ipnotica. Ho steso il mio telo sulla sabbia, proprio vicino all'acqua, poi dopo un bagno mi sono steso a prendere il sole. Ancora il sole non era veramente caldo, era mattino presto, così dopo un altro bagno ho cominciato a leggere un libro che avevo portato con me. Non so come, non so perché, ma mi sono addormentato con il libro in mano. Mi sono risvegliato almeno due ore dopo. Adesso la spiaggia è piena di gente, io sono bruciato dal sole e sono corso in acqua a rinfrescarmi. Purtroppo mi sono addormentato prima di spalmarmi la crema protettiva ed ora sono rosso come un peperone, spero solo di non spellarmi. Oggi a mare ho preso troppo sole, ma mi sono addormentato a causa del libro pallosissimo che sto leggendo. Non appena torno a casa lo colloco in libreria e giuro di non provare a leggerlo mai più.


Quest'anno non ha mai smesso di piovere. Il cielo ha cominciato a mandare giù acqua ai primi di ottobre ed ora che siamo a fine febbraio continua incessantemente a piovere. Le giornate sono tutte uguali, lo stesso cielo grigio, assenza di colori, acqua che cade giù dal cielo. Mi sembra di vivere nel sud est asiatico durante la stagione dei monsoni invece che in Italia. Stamattina mi sono svegliata tardi, mi sono vestita di corsa e non ho neanche aperto la finestra per vedere che tempo fa. Ho indossato jeans, calze di lana, stivali, maglia, maglietta, un maglione pesante, giaccone impermeabile imbottito con cappuccio ed ho preso quello che ormai è diventato il mio inseparabile ombrello. Sono uscita trafelata fuori di casa ed una volta in strada il calore e la luce di una giornata calda mi hanno investita in pieno. Mi sento ridicola vestita in questo modo e con l'ombrello in mano. Noto gli sguardi di chi mi osserva con derisione, sto sudando, ma non me ne importa nulla finalmente la primavera è nell'aria.


La notte dormo male anzi malissimo, mi sveglio di continuo, mi giro e mi rigiro su me stesso, prigioniero delle mie paranoie. Sono anni che va avanti così, che i pensieri angoscianti mi assalgono non appena provo a chiudere gli occhi. Comincio a pensare a tutte le possibili malattie mortali che potrei avere, poi al mio lavoro, alla mia piccola azienda che con ogni probabilità fallirà. Penso a multe, contravvenzioni, accertamenti fiscali che mi porteranno alla rovina. La mia azienda va bene, anzi benissimo. Non ho mai evaso il fisco ed il mese scorso ho fatto un check up generale che ha stabilito che non ho nessuna grave patologia. Però ogni notte le mie angosce prendono comunque il sopravvento. Se non sono salute, affari e fisco allora cominciano ad ingigantirsi le paranoie legate al mio aspetto fisico, al fatto che non mi sono mai sposato, a tutti i miei amici che credo che in realtà mi detestino e mi prendano in giro. La mattina tutto scompare ed io torno ad essere l'uomo sicuro di sempre, se solo chi mi conosce sapesse cosa mi passa per la testa ogni notte.


Sono già due mesi che ho l'impressione di girare a vuoto. Non so prendere nessuna decisione e rimango fermo a non fare nulla. Dovevo scegliere se fare calcio, basket o nuoto, ma nell'indecisione totale in cui mi sono ritrovato ho finito con il non fare nulla. Sto girando a vuoto, non so scegliere. Questa estate sarei dovuto partire, andare a Londra per affinare il mio inglese o in Spagna con i miei migliori amici in un tour tra Madrid, Bilbao e Barcellona, ma anche in questo caso la mia indecisione mi ha fatto trascorrere le vacanze in campagna con i miei genitori. Perché ho paura di decidere qualcosa? Mi sembra di stare facendo la fine dell'asino di Buridano che morì di fame non sapendo scegliere se mangiare paglia o fieno. Devo scegliere, scegliere e basta, anche se la mia decisione risulterà alla fine sbagliata. Oggi mi metto le scarpe da ginnastica rosse o quelle nere, oppure dei semplici mocassini?


Oggi mi sento pronto a tutto, mi sono svegliato veramente bene ed in forma. Potrei andare a mare, prendere l'autobus e scendere giù in spiaggia e passare una bella giornata tra tuffi in acqua e sole sulla battigia. Oppure potrei sentire Giulio e Francesco ed uscire insieme a bighellonare in centro città, magari cercando di fare amicizia con delle turiste giovani come noi, poi da cosa nasce cosa. Oppure potrei sentire Anna e chiederle se ha voglia di fare una passeggiata con me. Potremmo andare insieme ai giardini sul lungomare, magari prenderci un gelato e parlare, parlare tanto, poi da cosa nasce cosa. Oppure potrei andare in giro da solo, potrei passeggiare lungo il corso e le strade centrali della mia città a guardare le vetrine dei negozi e magari comprarmi una camicia oppure un paio di jeans nuovi. Adesso devo fare la colazione velocemente e poi andare in bagno, da una settimana lavoro nell'impresa edile di mio zio che si arrabbia se arrivo in ritardo.


Ancora dieci anni di mutuo da pagare e già sono venti anni che pago. Eravamo veramente giovanissimi quando con mia moglie abbiamo comprato la nostra casa in centro città. Io avevo un buon lavoro e anche lei lavorava in uno studio notarile e guadagnava abbastanza bene. Poi i figli, la vita di coppia che diventa monotona, la nostra relazione che entra in crisi. Abbiamo resistito per quindici anni, poi quando i nostri figli erano abbastanza grandi ci siamo prima separati e poi abbiamo divorziato. A me della famiglia che mi sono lasciato alle spalle rimane il disprezzo della mia ex moglie, l'indifferenza ed il distacco affettivo dei miei due figli ed ancora dieci anni di mutuo da pagare. Il mutuo della casa che adesso è solamente di mia moglie e destinata a i miei figli devo pagarlo io, così abbiamo stabilito. Tra mutuo ed affitto della casa in cui vivo più le spese, mi rimane veramente poco per campare. Ancora dieci anni e dieci anni sono lunghi a passare.


Domani mia figlia Sara si laurea in veterinaria ed io non sono mai stata così contenta. Non riesco a capirne il motivo ma mi sento più emozionata oggi rispetto al giorno in cui mi sono sposata o addirittura a quello in cui è nata mia figlia. E' veramente strana questa sensazione, ma è anche bellissima. Credo che Sara sia riuscita a fare qualcosa che io ho desiderato tantissimo, ma che la vita mi ha impedito di intraprendere. Ero veramente giovane quando, dopo il diploma, ho cominciato a lavorare in questa ditta di import export di cui sono dipendente da oltre trenta anni. Avrei voluto iscrivermi all'Università, mi sarebbe piaciuto diventare una biologa, ma dopo il diploma subito c'è stato il lavoro, poi il mio grande amore, Valerio. Ci siamo sposati neanche un anno dopo esserci conosciuti e dopo nove mesi è arrivata Sara. La Facoltà di Biologia la potevo solo immaginare nei miei sogni, ma domani mia figlia si laurea ed io non sono mai stata così contenta.


Ogni volta che usciamo per andare a mangiare fuori con la mia ragazza finiamo in un ristorante giapponese, uno di quelli che fanno il «all you can eat». In realtà credo che si tratti di cinesi che si fingono giapponesi, ma la mia ragazza dice che tra i ristoranti economici che preparano il sushi questo è il migliore. Ordiniamo sempre una mega quantità di pezzetti di pesce crudo e di rotolini di riso e di alghe con dentro un po di tutto. A me il sushi non piace, ma non l'ho mai detto alla mia ragazza, per non darle un dispiacere. Mangio tutto quanto tranne il pesce crudo, quello proprio non ce la faccio neanche a guardarlo. Io andrei sempre in pizzeria, ma per ora c'è questa maledetta moda del sushi ed anche i miei amici sono patiti di queste specialità giapponesi. Per fortuna che in questo ristorante finto giapponese fanno degli ottimi spaghetti di soia, questi al contrario del sushi mi piacciono tanto.


Questo inverno fa veramente freddo. Ma non dicevano che c'era il riscaldamento globale, il global warming, insomma i cambiamenti climatici che avrebbero alzato le temperature del nostro pianeta? Io un freddo così sinceramente non lo ricordo. Però è vero che questa estate ha fatto tanto caldo. Adesso che ci penso, me lo ha spiegato Claudio che è un professorone, i cambiamenti climatici producono eventi estremi. Ci sono o troppo freddo oppure troppo caldo e forse sono veramente finite le mezze stagioni. Lo ripeteva sempre mio nonno, anche se in verità poi arrivavano sia l'autunno che la primavera a smentire le sue previsioni. Ma intanto oggi c'è un freddo che si gela a mettere il naso fuori di casa. Adesso non è possibile neanche accendere i termosifoni per via della guerra e degli aumenti stratosferici del gas. In effetti questa guerra è veramente una cosa brutta, poi è arrivata dopo più di due anni di pandemia, forse sono veramente finite le mezze stagioni.


Da quando Marta è andata via in questa città non mi vuole bene più nessuno. Eravamo partite insieme per venire a lavorare qui, ma adesso sono rimasta sola. Marta è tornata giù per sposarsi e spera di trovare lavoro nel nostro paese, anche se sa bene che è più facile trovare un ago in un pagliaio. Adesso sono rimasta da sola, senza un'amica, senza nessuna persona con cui parlare. Mi rimangono le colleghe al lavoro, ma li è veramente difficile fare amicizia. Nella mia azienda non abbiamo il tempo per respirare, figurarsi quello per fare conversazione, per conoscersi. Quando finisce il nostro turno di lavoro siamo a pezzi ed abbiamo solamente voglia di tornare a casa. Adesso però devo trovare una nuova ragazza con cui dividere la mia casa, con cui dividere l'affitto e le spese che si mangiano la metà dei miei soldi. Marta mi ha lasciato un mese della sua quota d'affitto pagata, è stata gentile, ma chissà chi troverò al posto suo, spero una nuova amica.


Mi piace camminare a zonzo per le strade della mia città. Osservare le vetrine, entrare nei negozi, chiedere informazioni, a volte provare un maglione oppure un cappotto, non comprare mai niente, salutare cortesemente tutti quanti ed andare via. A volte per gioco decido di pedinare una persona, generalmente un uomo perché non voglio correre il rischio di essere preso per uno stalker. In genere i miei inseguimenti iniziano lungo la via più centrale della mia città poi cominciano a snodarsi lungo strade e stradine più strette seguendo i passi della mia vittima inconsapevole. Sono stato licenziato due anni fa, ho ancora per poco i soldi della disoccupazione, poi non saprò più cosa fare. Oggi ho inseguito un uomo, era abbastanza elegante, fisico curato, super giù della mia età. Aveva un atteggiamento sospetto, si guardava attorno come per essere sicuro di non essere pedinato. L'ho inseguito fino all'ingresso di un albergo dove con mia sorpresa ad aspettarlo c'era la mia ex moglie. Insieme al lavoro ho perso pure la mia famiglia, ma è colpa mia, solo colpa mia.


Ma dove sto andando? Ma dove mi portano oggi i miei piedi? Sono tre ore che cammino in città senza seguire nessuna direzione. Adesso sono finito in questa periferia assurda, sporca e miserabile come tutte le vere periferie. Non mi piacciono le facce di chi incrocio per strada, ma oggi sono i miei piedi a comandare. Mi guardo intorno, poi svolto a sinistra e poi di nuovo a sinistra. Adesso dopo quasi un chilometro devo avere cambiato quartiere, sono in una periferia un po meno periferia della precedente. Continuo seguendo la stessa direzione, prima o poi dovrei ritrovarmi in centro città. Non so perché oggi abbia deciso di camminare senza una meta, ogni tanto mi piace perdermi nella mia città che è immensa. Ho visto palazzoni veramente orribili, ma anche ponti, giardini e boschetti di cui non conoscevo l'esistenza. Avrò già fatto a piedi almeno quindici chilometri e chissà quanti ne mancano prima di arrivare a casa mia.


Ma chi l'ha detto che l'erba del vicino è sempre più verde? Qualcuno che certamente non conosceva i miei vicini. Qui nel mio quartiere tutti quanti curiamo i nostri piccoli giardini, questi piccoli spazi che si affacciano sulla strada, i miei vicini invece no. Nel loro giardino crescono indisturbate tutte le erbe infestanti del mondo ed ogni tanto fioriscono bottiglie di birra e lattine vuote. Poi il vento a volte lascia sacchetti di plastica e fogli di giornale a completare il quadro di questo giardinetto delle meraviglie. Io mi vergogno ad avere a fianco di casa mia uno spazio così trascurato e sporco. Mi trasmette l'idea di un luogo abbandonato a se stesso sgradevole e derelitto. Questa estate poi le erbe infestanti diventeranno paglia con il rischio che tutto quanto prenda fuoco. Ho provato a parlare con i miei vicini, ma è stato inutile, a loro del giardino di fronte casa non importa nulla, non hanno tempo da perdere con il giardinaggio mi hanno detto. Si, preferiscono passare il loro tempo a bere.


Ci sono troppe cose che non vanno bene nella mia vita, lavoro troppo e guadagno poco e poi il mio lavoro non mi piace. La mia vita sentimentale è una linea piatta, mi piaceva una collega ma domani si sposa con un altro uomo che ha conosciuto l'estate scorsa in vacanza. Io le vacanze non le ho mai fatte, non ho molti amici ed i pochi che ho vivono tutti quanti distanti perché per lavorare sono andati a vivere lontano. Mi rimangono i parenti ed i conoscenti, facce semi sconosciute con cui a volte divido una bottiglia di birra nel bar del paese. Mia zia mi dice che sono un fortunato, uno dei pochi giovani che qui in paese lavora, ma io tutta questa fortuna preferirei non averla avuta. Oggi però è diverso, le nuvole rosa nel cielo della sera mi rendono allegro. Mi accontento di poco è vero, ma questo cielo rosa spero che domani mi darà la forza di cambiare tutto quanto di dare un colpo di barra alla mia vita di portarla via da qui, da questa morte lenta.


Adoro ascoltare la musica, è il mio passatempo preferito. Anzi per meglio dire, ascoltare la musica è la mia più grande passione. In questi anni ho collezionato centinaia di dischi in vinile e non mi mancano neanche parecchi cd. Ho conservato anche le vecchie audiocassette con cui registravo ed ascoltavo la musica quando ero giovane. Mi sarebbe piaciuto tantissimo suonare, suonare il basso, ma sono sempre stato timidissimo e non avrei mai avuto il coraggio di salire su un palco, peccato. La sera difficilmente accendo la televisione, mentre invece metto un vinile sul piatto del mio giradischi e mi beo delle note e delle canzoni che ascolto. Amo diversi generi musicali e non disprezzo la musica contemporanea, ma la mia grande passione sono i gruppi rock e punk rock degli anni settanta ed ottanta.


Sono più di trenta anni che insegno in questo liceo. Insegno storia e filosofia ed ho visto passare sotto i miei occhi diverse generazioni di studenti. Ho incrociato nelle mie classi tutte le tipologie possibili ed immaginabili di giovani, quelli di sinistra e quelli di destra, i cattolici e gli anticlericali, i pigri ed i secchioni, gli intelligenti e gli stupidi, quelli che si facevano le canne prima di entrare a scuola e quelli salutisti che mangiano solo miglio e frutta secca come gli uccellini. Le ragazze sono strane, sono molto esplicite, sessualmente provocanti. Ai miei tempi era diverso, mettevamo le minigonne ma non arrivavamo a questi eccessi. A sedici anni nella mia classe io e le mie compagne avevamo tutte quante avuto le nostre esperienze sessuali e ci sentivamo delle donne mature, mentre le mie studentesse ostentano tanto ma non combinano nulla, sono ancora tutte quante delle verginelle, sono solo fumo e niente arrosto.


Oggi a mare ho litigato con le mie sorelle e poi con mia madre. Per fortuna mio padre era via per lavoro perché avrei litigato anche con lui. Li ho lasciati li in spiaggia con i loro teli mare colorati e l'ombrellone a strisce bianche, rosse e blu. Nessuno mi capisce, nessuno mi da ascolto. Poi le mie sorelle più grandi mi detestano. Mi trattano come se fossi ancora un bambino senza nessuna autonomia, senza alcun diritto. Volevo andare al bar a prendere il gelato, ma loro no. Non è ancora il momento, casomai dopo pranzo. Poi in questo bar non sanno fare i gelati. Forse ho esagerato, ma sono certo che se fossero state le mie sorelle ad avere voglia di un gelato mia madre sarebbe corsa al bar a comprarglielo. L'unico che mi da ascolto è mio padre, ma lui non c'è mai. E' già almeno un'ora che cammino. Ho seguito il lungo mare ed ho incrociato tanti ragazzini con dei gustosi coni gelati in mano, beati loro. Non riesco più a vedere il bar dove volevo andare, ma dove sono finito?


Mi sono innamorato di Giulia, non so come sia potuto succedere ma è successo. Giulia è la fidanzata di Valerio uno dei miei migliori amici e cosa ancora più grave è la migliore amica di Tiziana, la mia ragazza. Non so come è successo ma è successo. Sono innamorato follemente di Giulia, la desidero, la voglio, ne sono geloso. Anche lei prova qualcosa per me, lo intuisco, ma se dovessimo metterci insieme o solamente avere una storia sarebbe una tragedia. Ieri sera siamo usciti in quattro, c'erano Giulia con Valerio, poi io e Tiziana. E' stata una serata piacevole, ma io e Giulia ci cercavamo continuamente con gli occhi. Mi dispiace questa situazione e non so cosa fare, ma questo sentimento che provo è così potente e non so per quanto tempo riuscirò a frenarlo. Potremmo dire la verità, ma sarebbe terribile, potrei lasciare Tiziana e Giulia fare lo stesso con Valerio, facendo gli amanti segreti, ma sono certo che prima o poi ci scoprirebbero. Non so cosa fare.


Quando ero giovane avevo tantissimi capelli lunghi e morbidi. Anche la mia pelle era liscia e morbidissima. Una mia amica cominciò a chiamarmi Gigi Peluche e da allora qui nel mio quartiere questo è diventato il mio soprannome. C'era chi mi chiamava Peluche, chi il Peluche, ma in maggioranza per quasi tutti ero Gigi Peluche. Adesso i miei capelli sono volati via, andati a ramengo e quei quattro peli che mi rimangono in testa sono tutt'altro che lisci, sono crespi e spesso si intrecciano tra di loro. Anche la pelle che una volta era morbida adesso sembra una scorza d'arancia, dura ed incartapecorita. Sono passati tanti anni e sono invecchiato, forse male. Adesso quando qualcuno mi chiama Peluche o Gigi Peluche, sorrido e poi penso ai bei tempi andati. Quante belle ragazze hanno accarezzato i miei capelli lisci e la mia pelle morbida, altri tempi anche se ancora qualcuno si ostina a chiamarmi Gigi Peluche.


A me il caffè piace freddo, al limite tiepido, ne percepisco meglio il sapore. Quando vado al bar a prendere un caffè chiedo di metterlo in una tazza fredda ed aspetto un po’ prima di berlo, perché a me non piace caldo. Il mio barista, quello da cui vado più spesso, mi guarda sempre storto. Mi dice che il caffè a nessuno piace freddo, ma a me non importa. Ognuno ha i suoi gusti ribadisco e continuo a chiedere la tazza fredda. Il caffè che faccio la mattina a casa con la moka è il mio preferito, ma invece della prima tazzina io preferisco di più la seconda ed ancora di più l'ultima, in genere la terza, perché è quella meno calda. Si mi piace il caffè amaro e tiepido, ma non giudicatemi per questa facezia, in fondo ognuno ha i suoi gusti, anche se strani ed inconsueti.


Mi sembrano tutti lagnosi questi cantanti moderni. Ma che c'avranno da urlare, sgolandosi stonati. Poi a malapena intuisco le parole delle loro canzoni, rime sconclusionate, frasi senza senso, tantissima volgarità. Ai miei nipoti piacciono questi cantanti scurrili e smandrappati. Ai miei tempi era tutta un'altra musica, le parole erano dolci, le rime baciate, i ritmi lenti che si potevano ballare in coppia stando abbracciati. Però i miei tempi sono passati da un pezzo, me li trascino appresso un giorno dopo l'altro aspettando che anche la mia storia alla fine venga cancellata dal tempo, archiviata nell'album delle memorie, nei pensieri di chi ogni tanto si ricorderà di me. Sono stata una nonna affettuosa. Ai miei nipoti comunque lascerò in eredità la collezione di dischi che abbiamo messo insieme con il mio defunto marito, sperando che forse un giorno saranno capaci di apprezzare della buona musica.
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